In questi anni abbiamo argomentato in modo legalmente e tecnicamente circostanziato le nostre ragioni che, sia chiaro, non hanno come obiettivo la chiusura dello scalo, ma di evitarne l’espansione, evidentemente finalizzata a uno sviluppo cargo.
Il proponente ha in questi anni presentato documenti spesso approssimativi, come sottolineato dalle moltissime osservazioni e prescrizioni arrivate dagli uffici tecnici del Comune di Parma e di altri enti.
Ci sembra molto inquietante che, a valle di un percorso tanto accidentato, si possa anche solo immaginare di arrivare ad un via libera per un’opera così impattante.
A maggior ragione in questo momento storico, nel quale gli effetti dell’emergenza climatica e ambientale appaiono in tutta la loro gravità, abbiamo ritenuto che fosse necessario richiamare tutte le autorità a una valutazione particolarmente attenta dei documenti prodotti dal proponente.
Proprio negli ultimi mesi da fragilità del territorio dell’Emilia Romagna è emersa nella sua tragica evidenza. Una sterminata letteratura scientifica ci dice che eventi climatici estremi diventeranno sempre più frequenti e violenti.
Come è possibile che processi autorizzativi di questa rilevanza vadano avanti come se nulla fosse? Davvero l’interesse di pochi privati deve sempre e comunque prevalere sul bene collettivo?
Chi siede in Conferenza dei servizi non deve pensare di essere di fronte a un semplice atto burocratico. La nostra azione chiede ai decisori, politici o tecnici che siano, di assumersi la responsabilità delle conseguenze sanitarie, ambientali e climatiche nel lungo periodo di un eventuale via libera all’allungamento della pista del Verdi.